Si chiama Brenton Tarrant e ha voluto lasciare un’impronta di sé indelebile al mondo intero arrivando a filmare un terribile massacro di innocenti due moschee di Christchurch in Nuova Zelanda. Il 28enne australiano con il suo gesto osceno e plateale ha lasciato nell’assoluto sgomento l’utenza virtuale dei cinque continenti, testimoniando con un video l’assurda perversione nei confronti delle vita umana a cui si può giungere in nome di un’Idea.
Tarrant era un nazionalista bianco, ovvero il sostenitore di una filosofia consunta ma mai scomparsa che solo alcuni prescelti “bianchi” abbiano il diritto all’esistenza su un territorio. Il suo radicalismo “non accetta una società multietnica per la salvaguardia dell’identità razziale e culturale bianca”.E in nome di questa presunta supremazia ideologica a sfondo razziale e religioso, arriva ad uccidere e ad uccidere con gusto macabro decine di innocenti che, proprio in quel venerdì santo si erano riuniti in preghiera. Senza dimenticare di accendere la telecamera montata sul suo casco e di condividere le immagini in diretta su Facebook.
Strage in Nuova Zelanda: 50 morti in due moschee. La cronaca
Secondo la ricostruzione del capo della polizia della Nuova Zelanda, Mike Bush, la prima sparatoria è avvenuta alle 13,40 circa nell’ora locale all’interno della moschea di Al Noor, dove erano in preghiera 300 persone. Un testimone ha raccontato di aver visto un uomo armato vestito di nero entrare in chiesa, per poi sparare sul gruppo di persone: “Ho visto persone morte ovunque“. Nelle ore successive all’attentato, sono state trovate anche due vetture con esplosivi nel centro della città, proprio dove si svolgeva il Global Strike for Future, la manifestazione studentesca in difesa del clima.
Tristissimo il bilancio in termini di vite umane, con decine di feriti gravi e ben 50 morti innocenti, tra cui una bambina di 5 anni, morta insieme a suo padre e un altro bimbo di 4 anni che lotta tra la vita e la morte. Prima dell’attacco nelle due moschee, il nazionalista bianco aveva postato sui social una foto, dove sono visibili i caricatori delle mitragliatrici ricoperti di scritte in inchiostro bianco con nomi che si riferiscono ad alcune battaglie antiche e recenti contro le comunità musulmane, la sua personale “fonte di ispirazione”. Tra di essi compare anche il nome dell’italiano Luca Traini, protagonista del raid razzista di Macerata del 3 febbraio 2018.
Il 28enne suprematista aveva anche diffuso un manifesto “anti-immigrati e anti-musulmani” di 73 pagine che si ispira al killer di Utoya, Anders Breivik, in cui spiega nel dettaglio il suo brutale progetto: il suo era, infatti, un gesto annunciato su un forum online che pianificava da ben due anni. Ha spiegato di “aver fatto donazioni e interagito con molti gruppi nazionalisti, sebbene abbia agito da solo e nessun gruppo abbia ordinato l’attacco”.
Ma perché proprio una strage di fedeli in Nuova Zelanda, che ospita solo circa 50 mila fedeli musulmani sul territorio, che rappresentano di certo un’esigua minoranza? Nel manifesto anti immigrati il nazionalista descrive il Nuovo Continente come rappresentativo del suo assurdo piano, “a causa della sua posizione, per dimostrare che anche le parti più remote del mondo non sono esenti da immigrazione di massa“.
Sempre il comandante della polizia Mike Bush ha comunicato l’incriminazione per omicidio di Tarrant. Il premier australiano Scott Morrison ha spiegato che si tratta di un “estremista di destra”, un “violento terrorista”. Per compiere la terribile strage l’uomo ha utilizzato “cinque armi, di cui due semi-automatiche e due fucili e aveva una regolare licenza per il possesso d’armi“.
Strage in Nuova Zelanda: la diretta streaming su Facebook
Il terrorista sostenitore del nazionalismo bianco ha utilizzato i social network per divulgare il massacro. L’attentato in Nuova Zelanda è avvenuto in diretta streaming su Facebook, con un filmato di 17 minuti. Il video è stato successivamente rimosso, come dichiarato Mia Garlick, responsabile dei contenuti di Facebook Australia-New Zealand. La Nuova Zelanda.