È ormai il luogo dove ognuno può dare spazio ai suoi istinti, senza assumersi nessuna responsabilità delle conseguenze. Nella nella notte tra domenica e lunedì 3 febbraio, si suicida il vigile Gian Marco Lorito, perseguitato dalla “gogna virtuale” per un parcheggio sbagliato. Ci troviamo nella zona d’ombra dei social, dove risiede tutto quel vuoto culturale che anche sul web ha incontrato la sua ragione di esistere. Maledizioni e insulti su Facebook e sui Social Network, sono le armi con cui i “giustizialisti della tastiera” sfoderano la loro incapacità di “essere nel reale”. Intanto Palazzolo sull’Oglio nel bresciano piange un’altra vittima dell’imbecillità dei nostri tempi.
Aveva sbagliato il vigile Gian Marco Lorito a parcheggiare su quel posto riservato ai disabili di Bergamo, ma le sue ragioni non appaiono nemmeno più tanto necessarie. Ci si sbaglia e ci si sbaglia anche spesso, ma la capacità di elaborare i propri errori equivale anche a saperli in qualche modo trascendere. Non saranno di certo gli insulti su Facebook ad un vigile di Palazzolo sull’Oglio caduto in un grossolano errore ad insegnare qualcosa, se pure abbiano la pretesa di insegnare.
È così che l’essere umano si è evoluto, imparando dai propri errori. Ma non è così nell’epoca dei Social Network, dove un vigile di origini siciliane si è suicidato a 44 anni dopo reiterati insulti su Facebook e lo fa con la sua arma di ordinanza, nella notte tra domenica e lunedì 3 febbraio. E non sarebbe nemmeno la prima vittima di questo scenario melodrammatico di inizio secolo, dove l’incontinenza verbale sembra quasi una regola.
Il suicidio del vigile di Brescia: quello smartphone anticamera dell’odio social. Arriva la “gogna virtuale, con insulti su Facebook
Tutto è cominciato il 24 gennaio scorso, quando Gian Marco Lorito, vigile urbano di 44 anni a servizio del comune di Palazzolo sull’Oglio in provincia di Brescia, è stato “pizzicato” dalla fotocamera di uno smartphone per aver parcheggiato l’auto della Polizia municipale sulle strisce riservate ai disabili di Bergamo. Il pubblico ufficiale di origini siciliane si trovava con i colleghi di Palazzolo nella sede universitaria di Bergamo, per seguire un corso di anti-infortunistica.
Fuori dall’Università, l’auto della polizia municipale in sosta non consentita viene immortalata da uno smartphone e catapultata sui social: il passaparola virtuale è stato voluto da Giovanni Manzoni, presidente di Anmic (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) nella sezione di Bergamo. Parte così il disprezzo virale nei confronti dell’agente, prima sui social, poi anche sulla stampa locale.
Prima del suicidio, il vigile aveva scritto una lettera di scuse, in cui faceva pubblica ammenda
Sono arrivate le pubbliche scuse di Lorito, attraverso una lettera destinata a Manzoni, contenente un mea culpa e la dichiarazione di “auto-sanzione”. Questo si legge sulla missiva destinata a Anmic Bergamo: “Buongiorno presidente, non ho parole per esprimere il mio rammarico… A seguito di quanto successo voglia accettare un contributo di 100 euro per l’associazione da lei presieduta. Si prega di considerare le scuse e di continuare a credere nelle istituzioni e nel nostro lavoro“.
Gian Marco Lorito si auto-multa e dona ad Anmic un contributo di 100 euro. La sanzione per il parcheggio sul posto auto destinato ai disabili è di 87 euro, 60 euro se pagata in cinque giorni. L’agente di Pozzoli fa un bonifico di 100 euro, ma forse non basta. Continua la “gogna mediatica per una vicenda che viene strumentalizzata anche dalla politica, in particolare dalle opposizioni alla giunta di centrosinistra.
Dopo le pubbliche scuse, ancora insulti su Facebook per il vigile suicida nel bresciano. In preda alla disperazione, si suicida con l’arma di ordinanza
Gian Marco Lorito accusa gli utltimi cedimenti domenica, dove trova scritto su Facebook messaggi che incitavano all’odio, alla vergogna, all’autolesionismo, fino all’esortazione per il gesto estremo: “Puoi anche ammazzarti“. Così il vigile del bresciano, non regge alpubblico linciaggio e si suicida, Non vedendolo rincasare dopo il lavoro finito a mezzanotte, la moglie di Lorito, Marisa, avvisa il Corpo di Polizia di Palazzolo.
Il capo dei vigili, Claudio Modina trova l’agente nell’auto di servizio, parcheggiata nel cortile della polizia locale. Si è sparatoun colpo con la pistola d’ordinanza. Come si dice ora, il vigile di Palazzolo sull’Oglio si è ammazzato, perché non ha retto la “gogna mediatica” o, meglio, non è riuscito ad infischiarsene. Una violenza verbale esagerata, perpetrata ad un uomo qualunque da un pubblico di suoi simili, esseri umani, avvezzi allo sbaglio come lui, ma forse più orgogliosi di ammetterlo.
Le parole di Giovanni Manzoni, il presidente di Anmic Bergamo: Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) nella sezione di Bergamo
Dopo il suicidio di Lorito, arrivano le dichiarazioni di Giovanni Manzoni, presidente di Anmic nella sezione di Bergamo:
“Provo un grande dispiacere, ma voglio sottolineare che noi abbiamo fatto solo il nostro dovere pubblicando quella foto. Se penso di avere delle responsabilità su quanto accaduto? La nostra voleva essere solo la segnalazione di una violazione, è bene distinguerlo. Io nei giorni scorsi ho avuto modo di parlare anche il comandante della Polizia locale di Palazzolo sull’Oglio, ci eravamo anche ripromessi di vederci in questi giorni. Lo stesso vigile tramite il suo comandante aveva fatto pervenire le sue scuse. Domenica sera avevo detto al comandante che, questa settimana, sarei stato a Roma (ieri e oggi, ndr) e poi sarei stato disponibile per un incontro. Ero pronto a stringergli la mano e chiudere la vicenda. L’agente aveva capito di avere sbagliato, forse anche per la segnaletica messa male, come aveva spiegato lui. Ma ripeto, domenica per me la storia era chiusa e non potevamo immaginare che si potesse scatenare questo polverone. Sa che in media riceviamo 2-3 segnalazioni al giorno di auto parcheggiate in posti per disabili?“
Per ironia della sorte, ora l’oggetto dell’odio social è proprio lui, il presidente dell’Anmic Giovanni Manzoni. Arriva la sua parte con insulti da Facebook, “colpevole” di avere diffuso la foto dell’auto in sosta vietata.