Esiste un collegamento tra creatività e malattie mentali? Un nuovo filone di ricerca sperimentale in ambito psicologico e psichiatrico si orienta verso l’utilizzo delle arti-terapie nella cura dei disturbi psichici.
Una fiorente, quanto antica, corrente di pensiero, composta da filosofi, artisti, medici, nonché credenze di origine popolare, hanno sostenuto per secoli che sussiste un forte legame tra genio e follia. Si potrebbe scoprire una componente di genialità in alcune manifestazioni psicopatologiche, come è anche vero il suo contrario, ovvero che la creatività richiede un certo grado di follia. Sta di fatto che l’idea che la creatività e alcune manifestazioni psicopatologiche siano in qualche modo collegate risale all’antichità: Aristotele, nella sua opera “Problema XXX. Saggezza, intelletto, sapienza”, aveva dichiarato che«non esiste grande genio senza una dose di follia». Il grande filosofo greco aveva rilevato come la maggior parte delle persone più eminenti del suo tempo erano affette dalla cosiddetta ‘μελαγχολία’ (melancolia), con manifestazioni comportamentali di natura patologica (disturbi dell’umore, comportamenti ossessivi, manie, fino alle più estreme tendenze suicidarie.
Guardando le grandi menti che hanno fatto la storia, non si può negare che molti dei più celebri geni creativi avevano anche dei disturbi mentali, come Vincent van Gogh, Frida Kahlo,Virginia Woolf, Edgar Allan Poe, Ernest Hemingway, Robert Schumann, Mozart, Beethoven, Sylvia Plath, Michelangelo, ma l’elenco delle rappresentazioni di personaggi ‘tra genio e follia’ è illimitato. Ma cosa avvicina un disturbo mentale all’esplosività intuitiva del genio? Sicuramente, molti talenti artistici e culturali nutrono idee non convenzionali, innovative e creative tipiche degli stati deliranti, nella schizofrenia, nel disturbo bipolare e in altre manifestazioni psicotiche. A prima vista, l’elemento divergente tra le due esternazioni potrebbe essere la sofferenza, in quanto l’impegno verso forme espressive originali non richiedono necessariamente una certa dose di afflizione. Che il genio, in quanto tale, sia riuscito in qualche modo a sconfiggere i suoi mostri interiori?
In questo ambito, la moderna ricerca in ambito psicologico-comportamentale sta sperimentando, con numerosi feedback positivi, approcci artistico-creativi che puntano a riequilibrare la parte sofferente della malattia psichica, la cosiddetta ‘zona oscura’ della mente, per catalizzarla e anestetizzarla attraverso l’uso della creatività. I nuovi metodi di cura che si avvalgono delle arti-terapie sembrano funzionare bene in età evolutiva, mentre in età adulta il vero scoglio da superare è la ‘calcificazione’ del proprio disagio e della relativa forma mentis nel tempo. Le aspettative sono veramente tante e proprio l’esposizione del soggetto malato alla possibile dicotomia ‘genio e follia’ potrebbe portare all’apertura di uno spiraglio esistenziale che va ben oltre la fissità del concetto di ‘malattia’.