Dopo decenni di tira e molla con il governo francese prima e brasiliano poi, è stata ordinata l’estradizione dal Brasile per l’ex combattente dei Proletari Armati, condannato per l’assassinio di 4 persone, durante i feroci anni ’70.
Si è dichiarato sempre innocente nell’esilio che lo ha portato fin dall’altra parte nel mondo, lontano dalla giustizia italiana. Da ben 36 anni Cesare Battisti fugge dalla legge. Pur essendo condannato in contumacia con più ergastoli per quattro omicidi durante gli anni di piombo in Italia, è stato negli anni coperto dalla politica internazionale, in una sequela di arresti, richieste di estradizioni, dibattiti accesi sulla sua colpevolezza o innocenza e rimesse in libertà.
Il caso Battisti è una delle patate bollenti che in Italia sta rimbalzando senza sosta nell’ultimo trentennio, tra il governo francese prima e quello brasiliano poi. Ma chi è veramente Cesare Battisti, l’intoccabile terrorista membro del gruppo dei Proletari Armati per il Comunismo, a cui l’Italia da la caccia invano, a causa della protezione concessa da alcuni governi?
Tra chi rivendica ardentemente la sua testa e chi accusa i poteri forti di utilizzare l’ex combattente Battisti come un capro espiatorio della peggiore politica italiana, andiamo a conoscere più da vicino uno dei capitoli più lunghi della storia giudiziaria italiana.
Cesare Battisti prima di diventare il più perseguitato terrorista italiano, nasce a Cisterna Latina nel 1954 e in età giovanile, partecipa attivamente alla lotta armata durante i leggendari anni ’70, momento storico italiano in cui la politica si faceva nelle strade. Nel giugno del 1979, Cesare Battisti viene arrestato con la sua banda armata a Milano, in una abitazione dove aveva occultato le armi indispensabili ai perseverare la lotta proletaria contro i presunti “fiancheggiatori” del potere.
La tattica di sequestri e rapine era una consuetudine diffusa all’epoca, un modo di gettare nel caos la società che ha toccato il suo apice con la discussa morte di Aldo Moro, il 9 maggio del 1978. Nel 1981, mentre si erano ancora in corso le procedure di condanna per banda armata, Battisti evade dal carcere di Frosinone in cui era relegato e si rifugia in Francia, dove vive per un anno da clandestino e poi si dedica alla scrittura di romanzi noir.
Ancora non vi erano incriminazioni nei suoi confronti per le quattro persone assassinate nel periodo tra il 1978 e il 1979. Dalla prima fuga in Francia, il ricercato Cesare Battisti giunge in Messico, mentre in Italia si esprime la sentenza definitiva che lo condanna a due ergastoli per quattro omicidi.
Sono quattro i capi di imputazione per omicidio attribuiti al fuggitivo Cesare Battisti: prima il maresciallo di Udine, Antonio Santoro, poi il gioielliere di Milano Pierluigi Torreggiani, con ferimento grave del figlio Alberto, ancora il negoziante di Mestre, Lino Sabbadin e infine il poliziotto della Digos Andrea Campagna. Battisti ha sempre proclamato la sua innocenza di “non aver mai ucciso nessuno e non aver mai voluto uccidere nessuno“. Alle Iene show che lo avevano intervistato nel 2012 dichiarò:
“Ho lasciato l’Italia e sono fuggito in Francia… Fino al 2004 in Francia io ho dimostrato quello che ero, cioè la persona che aveva voltato la pagina con gli anni ’70 (…)È successo che di colpo scoprono che c’è un Cesare Battisti in mezzo ad un centinaio di altri rifugiati, che è un terrorista, un assassino che bisogna prendere a tutti i costi. E io sono costretto a fuggire“.
Davanti alla richiesta di verità da parte del giornalista, Battisti rimane irremovibile:
” Gli italiani dovrebbero chiedersi? Ma perché tutti se la prendono con questo Battisti quando sono centinaia e migliaia le persone che in quel periodo lì hanno praticato la lotta armata? (…) mi sento piuttosto qualcuno che non sa quello che gli sta succedendo (…) un dì all’altro cominciano ad accusarmi di qualsiasi cosa.. tutti addosso… e devo proteggermi, devo salvarmi, devo fuggire“.
A Parigi torna nel 1990, coperto dalla “dottrina Mitterrand“, durante la presidenza di Francois Mitterand,con ideali libertari verso i combattenti proletari ricercati della giustizia italiana.Dichiarato non estradabile, dopo le pressanti richieste italiane di ritorno in patria, Battisti vive da uomo libero, continuando così a dedicarsi alla scrittura di libri, fino al 2004, quando il governo concede l’estradizione.
La fuga di Battisti riprende dopo 13 anni e approda in Brasile, dove gli viene concesso lo status di rifugiato politico, poi revocato nel 2009. Dopo la testimonianza dell’ex terrorista, il ministro della giustizia Tarso Genro di Brasilia, gli attribuisce nuovamente lo status di rifugiato politico, creando malumori con il governo italiano. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, meglio conosciuto come Lula, annuncia, tra le polemiche il rifiuto dell’estradizione in Italia e la concessione del diritto d’asilo a Battisti, durante l’ultimo giorno della sua presidenza, il 31 dicembre del 2010.
Cesare Battisti, il più grande perseguitato dalla giustizia italiana, vive da uomo libero, con regolare permesso di soggiorno in Brasile. Nel 2017 l’Italia ci riprova, dopo il cambio di quella presidenza che si era dimostrata ostile e dopo che il capo di Stato brasiliano, Michel Temer, si era dimostrato favorevole all’estradizione.
Dopo l’ennesima revoca nel 2018, Battisti è stato di nuovo dichiarato in arresto, con la definitiva firma di estradizione da parte di Michel Temer, Il 14 dicembre scorso. Poteva mancare la fuga finale a compimento di questo caso? Ovviamente no, Cesare Battisti fugge ancora ed è tutt’ora ricercato. Come evolverà questa vicenda e, soprattutto, meritava veramente la pena inseguire il fuggitivo per ben 36 anni?