La caccia ai due aggressori di Luca Sacchi, il giovane di 25 anni ucciso a Roma con un colpo di pistola alla testa mercoledì scorso, si ferma in un residence di periferia, nel tardo pomeriggio del 24 ottobre. I due indagati per omicidio volontario portano i nomi di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, ventenni con precedenti residenti nel quartiere San Basilio nella periferia sud della Capitale, scoperti dopo che la mamma di Del Grosso ha esposto una segnalazione al Commissariato di Roma.
Le indagini ora sono ad un nuovo punto di svolta, in quanto anche la dinamica dei fatti sembra dover essere rivista. Dalla calibro 38 con cui è stato freddato Luca mai ritrovata, alla comparsa di nuovi complici di Del Grosso e Pirino, gli inquirenti devono far luce su molti punti oscuri sull’episodio, che coinvolgono anche la compagna di Luca Sacchi, Anastasiya Kylemnyk. Dopo il resoconto fornito da alcuni testimoni oculari e la comparsa di un video di videosorveglianza, molti nuovi elementi mettono in dubbio, infatti, anche la versione ufficiale fornita dalla fidanzata di Luca.
La pista di una compravendita di droga finita in tragedia rimette le carte sul tavolo e Anastasiya dovrà, infatti, nuovamente esporre la sua testimonianza in Procura, con l’assistenza di un avvocato, nominato in questi giorni. Dietro all’azione omicida di Del Grosso e Pirino ci sarebbe una vera e propria “rete” di collaboratori romani che hanno seguito i movimenti della coppia ed erano a conoscenza di quanto contenuto nello zaino di Anastasiya. Poi, i due aggressori avrebbero “combinato un casino“, ma la vicenda rimane, tutt’ora la vaglio degli inquirenti.
Omicidio personal trainer Roma: spunta il movente droga, dopo la prima versione ufficiale di Anastasiya
Secondo la prima ricostruzione esposta agli inquirenti, i due fidanzati sarebbero stati aggrediti all’uscita di un pub in quartiere Caffarella da due ignoti che hanno cercato di scippare lo zainetto della ragazza, colpendola alla testa con una mazza da baseball. Il tentativo di difendere la fidanzata avrebbe causato la reazione omicida dei rapinatori, che non hanno esitato a colpire Sacchi con un colpo di pistola.
Sempre secondo la prima versione rilasciata agli investigatori da Anastasiya, i due aggressori sarebbero fuggiti in auto, una Smart di colore bianco. Dopo l’arresto dei due e il fermo di una presunta rete di complici, ora tutto è da rivedere, in quanto sembra sia spuntato un movente per droga. alla base dell’omicidio. Non un semplice “scippo” in strada, ma un tentativo di una grossa compravendita di marijuana tra Anastasiya e i due pusher di San Basilio. Purtroppo il quantitativo ingente di soldi che pare sia stato presente nello zainetto, avrebbe invece allettato l’idea nei due ventenni di scipparla dei soldi senza consegnare la merce.
Omicidio personal trainer a Roma: lo zainetto di Anastasiya, dietro l’assurdo delitto
Ma cosa c’era nello zainetto di Anastasiya? Secondo quanto riportato dalla ragazza, lei aveva con sé quella sera “una bottiglietta d’acqua, trucchi e un portamonete con pochi spiccioli“. Alcuni collaboratori di Del Grosso e Pirino, invece, avrebbero detto agli investigatori che nello zaino della donna erano presenti “mazzette da 20 e 50 euro, per una somma di circa duemila euro“, una cifra tale da permettere l’acquisto di 3 chili di marijuana.
Sicuramente un quantitativo di soldi abbastanza invitante per i due pusher, ovviamente non tale da pensare ad un omicidio a sangue freddo. La ragazza continua a ritenersi totalmente fuori da questi giri, continuando a dichiarare come “la droga non c’entrasse nulla” e che Luca fosse solo intervenuto solo per proteggerla. Valerio Del Grosso e Paolo Pirino sono ora accusati di concorso nell’omicidio di Luca Sacchi, in attesa che si facciano vanti ulteriori colpevoli: i ventenni hanno dichiarato attraverso i loro avvocati che “non avrebbero voluto uccidere nessuno“.
Omicidio Luca Sacchi: il video che smentisce Anastasiya
La prima versione ufficiale fornita da Anastasiya non corrisponderebbe nella tempistica a quello che si evince da un sistema di videosorveglianza, appartenente ad un negozio di tatuaggi presente vicino al luogo del delitto. Le riprese mostrano esattamente l’orario in cui l’auto degli aggressori si è fermata vicino al pub alle 22,59 esattamente un minuto prima dello sparo.
Non ci sarebbe stato il tempo di colpire la ragazza con una mazza da baseball, come dichiarato da lei durante i primi interrogatori e nemmeno nessuno dei testimoni oculari avrebbe visto eventuali ferite da contusione profonda sulla ragazza. Ora si indaga per stabilire la verità. Questo il resoconto fornito da Repubblica.it:
“Le immagini di videosorveglianza del negozio di tatuaggi che si trova in via Franco Bartoloni quella notteriprendono la strada di fronte, fino al marciapiede: alle 22.50 si vede passare la Smart di Del Grosso e Pirino: supera il pub John Cabot, svolta a sinistra in via Mommsen, fa il giro dell’isolato, prende due sensi unici e poco dopo rispunta dalla parte opposta di via Bartoloni. Si ferma. Poi riparte e gira a destra in via Mommsen. Si blocca in seconda fila. Sono le 22.59. Alle 23 lo sparo“.